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Ipnosi Dinamica - Ipnosi Regressiva - CNV-SNL-PNL

Problemi emotivi dell’alunno

ANTONIO REGA

problemi emotivi alunnoLa qualità dell’esistenza di ogni bambino è influenzata dal modo in cui egli apprende, fin dai primi anni, ad affrontare le proprie emozioni: se in lui prevalgono reazioni emotive distruttive, queste finiranno per caratterizzare la sua vita scolastica determinando relazioni insoddisfacenti con i compagni e con gli insegnanti.
Risulta abbastanza evidente il fatto che determinate emozioni hanno un’influenza rilevante sull’apprendimento e sulla motivazione scolastica. Quanto più mettiamo il bambino in grado di vivere emozioni positive in ambito scolastico, tanto più lo aiuteremo ad imparare. Molti bambini, all’inizio della scuola Primaria, si accostano all’apprendimento con un notevole entusiasmo che va  però smorzandosi col passare del tempo. Eppure gli insegnanti potrebbero fare molto per facilitare l’esperienza di emozioni positive nel contesto scolastico. Se lo studio viene associato a stati d’animo piacevoli, sarà stimolata la capacità di partecipazione attiva dell’alunno al processo di apprendimento. E’ importante tenere presente che un’eccessiva tensione emotiva interferisce negativamente sull’efficacia di molte prestazioni. Ciò significa che se il bambino è troppo teso e coinvolto, il suo rendimento diminuirà in qualsiasi attività, non solo in quelle strettamente scolastiche, ma anche in attività sportive, artistiche o di altro tipo. Quindi, se è bene che vi sia un certo coinvolgimento, è altrettanto utile evitare un eccessivo stress. Le emozioni, inoltre, interferiscono con le attività mentali. Certi meccanismi cognitivi quali la capacità di concentrazione, la capacità mnestica e l’attenzione, sono influenzate negativamente da un’eccessiva tensione emotiva. Diventa quindi difficile focalizzare bene la propria mente su ciò che si deve apprendere quando si è troppo agitati o turbati. Le emozioni influenzano anche i rapporti interpersonali. Bambini che ad esempio manifestano un livello eccessivo di aggressività, riceveranno spesso risposte altrettanto aggressive oppure tenderanno a essere evitati, rifiutati, allontanati. Se invece è presente un’eccessiva timidezza nei rapporti interpersonali, il bambino avrà difficoltà ad inserirsi nel gruppo e potrebbe trovarsi socialmente isolato. E’ inoltre da considerare il fatto che le emozioni dominanti finiscono per determinare il clima psicologico della classe. Se qualche insegnante ha avuto l’infelice esperienza di trovarsi in una stessa classe quattro o cinque bambini con un elevato livello di iperattività,ne uscirà  alquanto esausto. Questo per il fatto che determinate emozioni negative, se si manifestano con elevata frequenza ed intensità, possono creare un clima di classe piuttosto negativo che logora gli insegnanti e rende difficile il processo di apprendimento. Rimane infine da tener presente che le emozioni più frequenti diventano modalità di risposta abituali. Quindi se abbiamo bambini che spesso provano ansia di fronte a interrogazioni o compiti in classe, è molto probabile che tale ansia, in assenza di un intervento specifico, si consolidi anche negli anni successivi. Lo stesso vale anche per altre emozioni quali ad esempio l’ostilità o la tristezza che, se non vengono affrontate adeguatamente, finiranno per diventare parte stabile del repertorio emozionale del bambino. Importante è il ruolo dell’insegnante che è in grado di avere l’autorevolezza per trasmettere all’alunno un adeguato repertorio comportamentale utile alla crescita personale.

Categorie dei disturbi emotivi

Quando consideriamo i disturbi emotivi e comportamentali dell’età evolutiva può essere utile differenziarli in due ampie categorie. Una prima categoria riguarda i disturbi emotivi esteriorizzati. Come il termine può far supporre, si tratta di disturbi nei quali il disagio del bambino si manifesta soprattutto verso l’esterno. Essi si caratterizzano come tendenza ad esigere che i propri bisogni personali vengano immediatamente soddisfatti e che abbiano la precedenza sui bisogni degli altri. E’ inoltre frequente il ricorso all’aggressività per conseguire i propri scopi. Si genera la  tendenza alla trasgressione di norme sociali e a volte anche legali. Tipico disturbo esteriorizzato è il disturbo della condotta. L’altra categoria è costituita dai disturbi interiorizzati caratterizzati da una sofferenza che viene vissuta interiormente e che spesso passa inosservata ad un’osservazione superficiale. Tipici disturbi interiorizzati sono l’ansia e la depressione. E’ interessante notare come la maggioranza delle segnalazioni che gli insegnanti rivolgono ai servizi specialistici per alunni in difficoltà,con il consenso dei genitori,  riguardano maggiormente disturbi di tipo esteriorizzato. E` molto raro che un insegnante segnali ad uno psicologo o ad un neuropsichiatra infantile bambini che hanno problemi di ansia o problemi depressivi, in quanto si tratta di soggetti che di solito non disturbano e non creano problemi nella classe. Si tratta di alunni che tendono a isolarsi, a chiudersi in se stessi, e che rimangono passivi e sottomessi nei confronti degli altri. In effetti un deficit nelle abilità relazionali è una costante di molti disturbi emotivi. Se il bambino è ansioso, ma ancor più se è depresso, manifesterà una certa inadeguatezza nel modo in cui si rapporta con i propri coetanei. Si è potuto constatare che la maggior parte dei disturbi emotivi sono influenzati da alcune modalità distorte con cui il bambino o l’adolescente rappresenta mentalmente se stesso e il proprio mondo. Si tratta della tendenza ad ingigantire gli aspetti negativi della realtà, ricorrendo a modalità di pensiero rigide e assolutistiche. Ne è un  esempio il ricorso, con un’eccessiva frequenza, di termini quali sempre, mai, nessuno, oppure considerazioni del tipo “non me ne va mai bene una”, “tutti ce l’hanno con me”, “nessuno mi vuole bene”, “non ne faccio mai una buona”. La tendenza a categorizzare in modo estremo, influisce negativamente sull’umore e quando si consolida, diventano il modo abituale di considerare se stessi ed il proprio mondo potendo in tal modo generare disturbi emozionali, quali ansia e depressioni. I più recenti contributi nell’ambito della psicologia hanno evidenziato che i meccanismi psichici che governano le reazioni emotive sono da identificare come meccanismi cognitivi, cioè modalità di pensiero, rappresentazioni mentali. E’ proprio aiutando il bambino a correggere gli errori presenti nel suo modo di rappresentarsi la realtà che possiamo metterlo in grado di superare emozioni spiacevoli.
In pratica, per toccare il cuore del bambino, dobbiamo passare per la sua mente, aiutandolo a cambiare gli elementi Disfunzionali del suo dialogo interno. Dentro la nostra mente parliamo in continuazione a noi stessi, sia che ne siamo consapevoli sia che non ne siamo. Quando non ne siamo consapevoli non è che questi meccanismi siano inconsci, ma semplicemente non siamo abituati ad ascoltare la nostra mente. Si è visto che se un bambino viene allenato fin da piccolo con apposite procedure, può essere in grado di ascoltare se stesso e di essere cosciente di quali sono i contenuti mentali che influenzano il suo stato emotivo. Per questo, la maggior parte dei programmi di prevenzione messi a punto in questi ultimi dieci anni, prendono in considerazione il rapporto esistente tra pensiero ed emozione.
E’ possibile favorire il benessere emotivo del bambino insegnandogli, quanto prima possibile, a pensare in modo corretto.

 

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